Gay & Bisex
Compagni di classe-Capitolo 1
di ArchieCooper
22.02.2024 |
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"Non alzò la faccia della cheesecake..."
Simone venne contatto da Giulio su Instagram in una fresca serata di aprile. “Fine settimana sul Monte Amiata? Parto da Torino sabato mattina. Se non hai da fare lunedì possiamo fermarci due notti.”
Il messaggio lo fece sorridere. Lui e Giulio erano stati compagni di classe a liceo e insieme a Marco e Riccardo erano stati un quartetto inseparabile. Con loro c’erano state le prime ragazze, le prime canne e le prime feste dopo la mezzanotte. Finita la scuola ognuno aveva preso la propria strada e non era stato semplice rimanere in contatto. Una città come Milano ruba molto tempo e maturando ognuno di loro aveva trovato amicizie più affini. Sapeva che Marco aveva studiato Economia per poi abbandonare tutto e fare lo chef in Irlanda. Da Instagram esibiva una vita con una bella donna più grande di lui fra cieli uggiosi e colline verdi. Riccardo aveva studiato Psicologia e lavorava come analista a Milano. Gli capitava d’incontrarlo per caso in città e scambiare due chiacchiere. Vivevano sulla stessa linea della metro. Giulio aveva studiato ingegneria e lavorava a Torino, città da cui ormai non tornava più neanche per le feste.
E infine c’era lui, Simone. Aveva scelto di studiare lettere e dopo un’esperienza di copywriter sottopagato e un tentativo mal riuscito di fare il cameriere adesso viveva a casa dei suoi genitori concentrandosi e aspettando il maledetto concorso per l’insegnamento. Fino all’anno prima aveva lavorato come operaio in una fabbrica in provincia, dove la metà dei soldi se n’era andata per suo figlio Christian, avuto cinque prima e testimone di una storia finita ancor prima di cominciare.
L’idea di rivedere il vecchio amico era lo stimolo che gli serviva in quel momento. Gli rispose entusiasta di risentirlo e che no, non aveva alcun impegno per lunedì. Sarebbe stato felice di vederlo.
Non dovendo pagare l’affitto e avendo ridotto al minimo la sua vita sociale non aveva neanche avuto alcun modo di spendere quei quattro spicci che era riuscito a mettere da parte.
Scorse il feed di Giulio. Era molto diverso da quel ragazzo curvo e pallido che ricordava a scuola. Portava i capelli castani e ricci in una coda. Aveva una barbetta tendente al rossiccio e i selfie lo ritraevano spesso in montagna, quasi sempre da solo, ma sorridente. Sorriso accentuato e reso un po’ perturbante dai brillantissimi occhi azzurri.
Superata da poco la soglia dei trent’anni anche Simone stava venendo su non male nonostante gli acciacchi procuratigli già in così breve tempo dalla vita. Aveva messo su un po’ di panzetta, ma la nascondeva bene essendo abbastanza alto. Il lavoro in fabbrica lo aveva dotato di forti bicipiti ed era molto peloso, cosa che lo faceva sentire un uomo virile nonostante si considerasse una persona dai gusti delicati.
Pensava che sarebbe stato contento di rivedere l’amico, fu spaventosamente sorpreso quando si accorse riabbracciandolo che il suo cuore batteva all’impazzata. Dopo l’abbraccio si guardarono per qualche secondo. Giulio lo teneva per le spalle.
“Certo potevamo mettercene di meno per rivederci. Come stai?”
E da lì sembrò che il tempo non fosse mai passato, che fossero ancora i compagni di scuola riunitisi il pomeriggio per studiare o per fare un pigiama party con la scusa di far ubriacare le ragazze dei banchi alla prima fila.
Trascorsero il pomeriggio sul Monte Amiata ricordando i vecchi tempi fra paesaggi stupendi, senza mai parlare del presente. I colori del tramonto riempirono il cuore di Simone e sperò che il tempo si fermasse lì, che non passasse mai e lui non dovesse mai tornare alla sua quotidianità fatta di attesa.
Si rimisero nell’auto che Giulio aveva affittato che era quasi buio e si avviarono verso la locanda ad Abbadia San Salvatore. Venendo incontro a Simone Giulio aveva accettato di optare per un posto economico, ma già a vederlo da fuori non gli si sarebbero dati neanche due soldi.
L’arredamento della stanza era fermo agli anni novanta. Tavoli e scrivania di compensato mangiucchiato, la moquette viola sbiadito e impolverata. I due letti singoli piccoli e con delle classiche coperte di lana marroni separati da una piccola finestrella.
I ragazzi si guardarono sbigottiti rimpiangendo di non aver optato quantomeno per un appartamento.
Esplorarono insieme il bagno. Era piccolo, con la doccia a tenda praticamente attaccata al water.
“Beh, quantomeno ho letto che il ristorante della locanda è buono.” Disse Giulio cercando di riportare l’entusiasmo.
Ed eccome se lo era. Seppure anche qui l’arredamento non fosse incoraggiante, i due amici cenarono di lusso, fra taglieri di salumi e formaggi, pasta fresca con ragù di cinghiale e tagliate di carne cotte a puntino.
Avendo esaurito nel pomeriggio le memorie del passato, il presente irruppe fra i due.
Giulio viveva in affitto in un bilocale in centro. Non se la sentiva di comprarsi una casa da solo, pur potendosi permettere un mutuo.
“Se poi dovessi conoscere qualcuno e sposarmi dovrei vendere, cercare di nuovo, ambire a qualcosa di più grande, capire se mi conviene allontanarmi dal centro, se avremo dei figli. Insomma, per ora non ne vale la pena. E tu, come va a casa con i tuoi?”
Normalmente Simone si sarebbe vergognato di confessare a un coetaneo la sua situazione, ma con Simone, per l’amicizia che li legava, la sincerità non gli pesava.
“Mah, loro sono abbastanza discreti, la casa è grande. E poi mi viene comodo per risparmiare un po’ mentre aspetto sto concorso.”
“Perché non hai provato a vedere qualcosa all’estero? Magari un dottorato. So che fuori dall’Italia li pagano bene.”
“E come faccio? Ho Christian lì. Già lo vedo poco, non siamo proprio in buoni rapporti con la sua mamma.”
Giulio fissò l’amico comprensivo. Notò il filo di tristezza nella sua voce. Gli versò un bicchiere di vino.
“L’ultimo, sennò mi ubriaco” lo avvisò Simone.
“E che t’importa, su non ci vediamo da una vita” ribatté l’amico riempiendosi il bicchiere. “Al futuro!”
“Al futuro!” brindò Simone.
Gli occhietti azzurri dell’amico nascondevano qualcosa. Il cameriere servì il dolce.
“Sai che sono stato a Milano l’anno scorso?”
“Davvero?”
“Sì, mi sono visto con Riccardo.”
“Ah…” Provò un po’ di dispiacere. Sarebbe stato bello rivedersi tutti e tre insieme. Aveva pure incrociato Riccardo in metro un paio di volte, ma non gli aveva accennato nulla. Si sentì un po’ sminuito.
Per qualche secondo Giulio non aggiunse nulla, come se stesse sondando il silenzio, poi proseguì “E sì, ho scritto a Riccardo. Son venuto a Milano e niente, abbiamo passato la notte insieme.”
Simone fu scosso come da un’onda d’urto. Un brivido lo investì lungo tutto il corpo. Non alzò la faccia della cheesecake.
“La prossima volta che vieni allora vediamoci tutti insieme” trovò il coraggio di balbettare mentre nella testa la confusione cercava di mettere chiarezza all’enigmatica affermazione di Giulio.
“Certo, volentieri. Facciamo una riunione di classe.”
“Riunione di classe” balbettò Simone. Giulio lo guardava con un sorriso malizioso.
Con lo scrosciare dell’acqua della doccia di sottofondo Simone si rigirava nel letto. Aveva detto a Giulio che lui si sarebbe lavato direttamente la mattina. Si mise il pigiama solo dopo che l’amico entrò in bagno.
Quella frase misteriosa gli aveva fatto venire una strana agitazione, il cuore non smetteva di pulsare.
Sentì che l’acqua smetteva di scorrere. Si accorse di aver ancora indosso gli occhiali da vista. Li tolse e li posò sul comodino.
Il cigolio della porta del bagno che si apriva gli causò un’altra reazione inaspettata. Cominciò a tremare convulsamente. Non sapeva cosa stesse succedendo al suo corpo, non riusciva ad averne il controllo, si sentì umido sotto senza essere in erezione.
“Simone” lo chiamò la voce di Giulio.
“Sì?” fece lui con tono aspirato girandosi quasi in lacrime.
“Stai tremando.”
L’amico era in piedi, con un asciugami si asciugava i lunghi capelli, un piccolo telo stretto intorno alla vita. La luce del bagno accesa alle sue spalle.
Nella penombra Simone ammirò la bellezza del suo corpo magro e scolpito. Gli addominali in rilievo, così come i piccoli e definiti pettorali. Il bicipite contratto mentre intento ad asciugare formava una piccola collinetta.
“Non ho niente” rispose agitato Simone. E senza spiegarsi perché il suo membro improvvisamente acquistò rigidezza.
Si studiarono per lungo tempo in silenzio, fu Giulio a fare il primo passo e a sedersi sul bordo del letto. Nel buio allungò una mano fra le gambe dell’amico.
“Sei duro” gli disse.
“S-sì” uscì con un filo di voce a Simone.
Giulio chinò la testa verso di lui e poggiò le labbra sulle sue. Schioccarono. Poi arrivarono anche le lingue. Giulio intanto aveva aperto il telo e rivelato diciotto centimetri di pene che partiva stretto e andava ad allargarsi verso la cappella, come un punto esclamativo.
Le mani dell’amico scostarono prima le lenzuola e poi gli sfilarono i pantaloni del pigiama. Si chinò sul pene di Simone, lo prese in mano. Superava di poco i quindici centimetri. Giulio lo respirò nel palmo della sua mano. Leccò l’asta fino ad arrivare alla punta umida di precum.
“Non mi sono lavato” cercò di avvisarlo Simone.
“Meglio, ha più sapore di maschio” rispose ansimante l’amico immergendo il cazzo dentro la propria bocca e arrivando fino alla base. Risalito sputò sul glande e prese a pompare il compagno di classe in maniera regolare.
Simone per tutta risposta non poté che aggrapparsi alle lenzuola mentre inarcava la schiena dominato dal piacere. Non ci volle molto prima che la bocca di Giulio facesse emergere abbondanti fiotti di sperma caldo che gli colavano lungo l’asta nonostante l’amico provasse a mandare tutto giù.
“Ce l’hai ancora duro” notò Giulio mordendosi le labbra lucide.
Simone respirava a fatica, rosso in volto e sudato sotto il pigiama di pile.
“Allora puoi ancora scoparmi” fece Giulio montando sul letto e portandosi col buco del culo sulla bocca di Simone. Simone sentiva il profumo delle sue palle dentro il naso. La lingua aveva preso a lavorarsi quel nuovo orifizio. La dura asta di Giulio era poggiata sulla sua fronte, la cappella adagiata fra il ciuffo dei suoi capelli. Allungando una mano umida di saliva Giulio gli inumidiva il cazzo.
“Riccardo ce l’aveva troppo grosso e non è riuscito a scoparmi” ansimava. “Tu sarai perfetto.”
Preso dalla passione e finalmente deciso Simone afferrò l’amico per i fianchi e lo spinse verso la sua erezione.
Si guardarono negli occhi, entrambi respiravano con forza. Si rigirarono nel letto. Ora Simone era sopra. Quattro mani tolsero anche la parte superiore del pigiama.
Giulio navigò con le mani sui bicipiti muscolosi di Simone. Tirò su la testa per annusare il petto peloso, leccarne i capezzoli. La sua lingua segnò una traiettoria fino all’ascella odorosa e satura del sudore della giornata e dopo essersene dissetato diede un morso subito sotto dove la carne era più grassoccia, facendo così impazzire e colare altro sperma dal membro del suo amico sovreccitato da queste nuove emozioni.
Fu un attimo che le gambe di Giulio si trovarono piegate contro le spalle di Simone e i quindici centimetri infilati per intero nella morbida membrana del culo dell’amico. Ogni colpo i due ansimavano insieme e ogni colpo era un’ondata di calore per entrambi. Adattati ormai al buio riuscivano a vedersi negli occhi. Quelli chiari e luminosi di Giulio, quelli scuri di Simone. Quegli occhi avevano condiviso le corse in motorino la notte, Renata la nuova compagna di classe del sud con le tette troppo grandi, le vomitate in spiaggia durante le vacanze estive per il troppo alcool. Avevano condiviso la parte più preziosa della vita, quella spensierata, quando pensi di essere immortale e nella quale desideri non dover crescere mai.
Gli ultimi colpi di Simone furono parecchio violenti, come se con quella forza, quell’eiaculazione potesse diventare tutt’uno col migliore amico, fondendosi per sempre anima e corpo e divenire un’unica essenza. Come il calore gli esplose dentro il culo anche Giulio sborrò.
Crollato sul corpo di Giulio rimasero buona parte della notte abbracciati. Uniti, saldati insieme, fusi dallo sperma caldo, strato di colla fra i due destinato e rinsecchirsi in breve tempo. Breve come un fine settimana.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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